Chirurgia Andrologica e Sessuologia
La protesi peniena - Quando è prescritta, come funziona

Chirurgia Andrologica Urologo d'eccellenza

La protesi peniena

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Chirurgo Andrologo cura della disfunzione erettile e dell'infertilità

Soffri di disfunzione erettile organica, cioè dettata da una patologia fisica cronica o degenerativa, come il diabete mellito o dopo una prostatectomia?

Un tempo l’impotenza sessuale dovuta a queste due condizioni patologiche era considerata irrisolvibile, e anche ora, spesso, la terapia farmacologica risulta essere completamente inutile per alcuni pazienti.

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Fortunatamente, la moderna Chirurgia Andrologica ha messo a punto, ormai da tempo, una tecnica chirurgica risolutiva nel 100% dei casi, che può riportare benessere e piena funzionalità sessuale nei pazienti affetti da disfunzione erettile grave, insensibile alla terapia a base di farmaci.

L’impianto di protesi peniena è un intervento chirurgico di alta Chirurgia Andrologica, un’eccellenza nella terapia contro la disfunzione erettile che riesce sempre a risolvere anche i casi più difficili di impotenza sessuale.

Leggi questa pagina per scoprire che cos’è l’impianto di protesi peniena, quando è consigliato, come viene eseguito e che vantaggi può dare al paziente affetto da disfunzione erettile grave, incurabile con la cura farmacologica.

Che cos’è la disfunzione erettile?

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In Medicina, per disfunzione erettile s’intende la difficoltà o l’impossibilità di raggiungere e mantenere una buona erezione del pene durante il rapporto sessuale.

La disfunzione erettile è una condizione patologica complessa, che può riguardare problemi organici, dunque funzionali, oppure problemi psicologici.

Molto spesso, il paziente affetto da disfunzione erettile vede sommarsi a problemi organici anche problemi psicologici, in un circolo vizioso, non infrequente, che alimenta e peggiora la sua già poco piacevole condizione.

Nel gergo comune, anche se impropriamente, la disfunzione erettile è chiamata spesso ‘impotenza sessuale’, sebbene tale termine sia, a livello clinico, desueto e poco idoneo a descrivere la patologia, poiché la mera disfunzione erettile non impedisce, comunque, di avere dei rapporti sessuali di tipo non penetrativo.

La disfunzione erettile è una condizione che riguarda un gran numero di uomini in tutto il mondo, a prescindere dalla loro condizione sociale ed etnia.

Si stima che almeno un 50% di tutti i soggetti di sesso maschile abbiano sperimentato, almeno una volta nella vita, la disfunzione erettile.

Consigli andrologici e urologici

La disfunzione erettile è una condizione patologica che può avere molte origini, sia organiche che funzionali, ma che la moderna Medicina e l'odierna Chirurgia riescono comunque a trattare nella maggior parte dei casi.

Purtroppo, molti pazienti affetti da disfunzione erettile ritardano molto le cure per vergogna oppure per stigmatizzazione sociale della loro condizione.

Quest'atteggiamento, ovviamente, non comporta alcun vantaggio e anzi, impedisce al Medico di eseguire una giusta diagnosi e proporre la corretta terapia, peggiorando di fatto la condizione (anche psicologica) del paziente.

Ecco perché non bisognerebbe vergognarsi mai di nessun problema di salute, anche quelli che riguardano la sfera sessuale, come la disfunzione erettile: un atteggiamento invece propositivo, che spinge a cercare aiuto medico specialistico, è il primo passo, indispensabile, verso il miglioramento della condizione.

Da cosa è dipesa la disfunzione erettile?

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La disfunzione erettile è una condizione patologica che può avere cause fisiologiche, quindi organiche, oppure psicologiche.

Spesso, vi è un connubio tra questi due fattori, che alimenta e peggiora la condizione clinica per il paziente.

Le cause organiche della disfunzione erettile possono essere causate da una lunga serie di patologie o comunque condizioni patologiche, tra cui:

  • Il diabete mellito e l’angiopatia diabetica, l’ipertensione arteriosa, l’aterosclerosi, la cardiopatia ischemica;
  • Malattia a carico del sistema nervoso centrale o periferico, come la sclerosi multipla;
  • Traumi o patologie che causino un’interruzione o un’alterazione dei segnali nervosi che, dal cervello, arrivano al pene per attivare l’erezione, come ad esempio traumi al condotto spinale, la microangiopatia diabetica o gli esiti di una prostatectomia;
  • Una riduzione drastica dei livelli di testosterone (l’ipogonadismo);
  • Una malformazione acquisita dei tessuti del pene, come ad esempio accade nella malattia di La Peyronie

Le cause psicologiche della disfunzione erettile sono invece decisamente complesse, e possono prevedere insoddisfazione della propria partner, dei complessi fisici (ad esempio, la dismorfofobia del pene), dei traumi passati o un periodo di forte stress con problemi lavorativi o familiari.

Nella maggior parte dei casi, sia la componente organica che quella psicologica comunque coesistono, poiché il disagio fisico dato dall’impossibilità di avere idonee erezioni causa sempre un forte stato di disagio mentale, che a sua volta amplifica gli effetti dei fattori organici.

Vi è una qualche genere di classificazione per la disfunzione erettile?

La disfunzione erettile è classificata in primis individuandone la causa scatenante, che può essere come detto poco in alto sia organica che psicologica.

Appurato ciò, la severità della disfunzione erettile è l’altro elemento che deve essere considerato per tentare d’inquadrarla.

In tal senso, nella disfunzione erettile organica può essere distinta la disfunzione erettile ricettiva alla cura farmacologica e quella non ricettiva alla cura farmacologica.

Considerando che la cura farmacologica, anche adiuvata dalle procedure mediche come la terapia ad onde d’urto, è mediamente efficace nell’80% dei casi, si può stabilire che la restante percentuale può essere considerata disfunzione erettile ‘grave’.

Solitamente, questa tipologia di disfunzione erettile comprende pazienti oncologici, che hanno subito una prostatectomia, o pazienti la cui disfunzione erettile è insensibile ai farmaci, sia sistemici che iniettivi.

In tal caso, l’aggettivo ‘grave’, parlando di disfunzione erettile, ha un suo senso clinico razionale.

Cosa s’intende per disfunzione erettile grave?

La disfunzione erettile grave è quel tipo di disfunzione erettile che non risponde alla cura farmacologica, e per cui non è efficace neppure la terapia fisica a base di onde d’urto.

Frequentemente è una disfunzione erettile causata da un danneggiamento irreversibile dei nervi che comandano l’erezione del pene, come avviene purtroppo quasi sempre durante un intervento di prostatectomia.

Difatti, l’aumento degli interventi per la cura del carcinoma prostatico, nonostante l’utilizzo delle moderne tecniche di preservazione dei nervi deputati all’erezione, ha drammaticamente incrementato il numero di pazienti, relativamente giovani, con disfunzione erettile grave.

Statisticamente, solo il 25% di questi pazienti, sottoposti ad intervento di prostatectomia, recupera poi la funzionalità del pene idonea a garantire una buona erezione.

Anche una significativa percentuale di pazienti con diabete mellito grave, specie quello diagnosticato in ritardo, possono essere considerati affetti da disfunzione erettile grave, poiché spesso nei loro casi la cura farmacologica si rivela inutile, così come anche modesta è la risposta della cura ad onde d’urto.

In questi casi, l’unica alternativa valida per far tornare il paziente ad una piena e funzionale attività sessuale è quella del ricorso alla Chirurgia Andrologica, con l’impianto di protesi peniena.

Che cos’è la protesi peniena?

La protesi peniena è una protesi uro-genitale, che ha lo scopo fondamentale di permettere la normale erezione del pene nei pazienti affettiva disfunzione erettile organica, refrattaria sia alla terapia farmacologica che a quella fisica a base di onde d’urto.

La protesi peniena può essere utilizzata anche in alcuni casi di incurvamento del pene, sia congenito che secondario alla malattia di Le Peyronie, specie nei casi dove esso si somma al problema della disfunzione erettile.

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inserimento della protesi peniena

L’uso delle protesi peniene per combattere i casi di disfunzione erettile grave è un protocollo di alta Chirurgia Andrologica, e viene usato con successo da molti anni per portare concreti vantaggi a pazienti che, senza questa tecnica, vedrebbero permanentemente menomata la loro vita sessuale e, spesso, anche affettiva.

Consigli andrologici e urologici

Anche attuando le più moderne tecniche di nerve-sparing con procedura robotizzata, allo stato attuale solo una modesta percentuale di pazienti sottoposti a prostatectomia riacquista una sufficiente abilità sessuale.

Si stima infattiche solo il 25% dei pazienti prostatici possa essere efficacemente riabilitato, e mantenere dunque una buona funzionalità sessuale.

Proprio per i pazienti che invece non avrebbero altre speranze riabilitative (la maggior parte), sono state pensate le protesi peniene.

Quanti tipi di protesi peniene esistono?

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Al momento, nel mercato esistono due tipi di protesi peniene, che si differenziano per funzionare con principi fisici differenti:

  • Le protesi a volume costante;
  • Le protesi a volume variabile

Le protesi a volume costante, come il nome lascia suggerire, sono protesi a volume fisso, che garantiscono la rigidità ottimale e l’assoluta affidabilità meccanica.

Con queste protesi, il volume del pene e la sua rigidità rimangono costanti, e la protesi è ‘attivata’ con un semplice movimento manuale.

La rigidità fissa del pene non deve in alcun modo preoccupare o spaventare il paziente: il pene, con all’interno la protesi, può essere agevolmente adattato all’interno degli indumenti intimi, non causando dunque alcun disagio.

Le protesi a volume variabile invece, lavorano su un principio fisico differente, non dissimile da quello dei vasi comunicanti.

La protesi è formata da due cilindri espandibili che si gonfiano accogliendo un liquido, posto in un piccolo serbatoio posizionato a lato della vescica.

Con un semplice comando di una pompetta, totalmente invisibile all’esterno, il liquido confluisce nei due cilindri protesici, permettendo l’erezione del pene.

La protesi simula dunque, in maniera naturale, l’indurimento dei corpi cavernosi per mezzo dell’afflusso di sangue, come avviene durante la normale erezione umana.

Finito il rapporto, la protesi viene svuotata dal liquido, che ritorna nel suo serbatoio, pronto per essere attivato sino all’uso successivo.

Entrambe le protesi, sia a volume costante che variabile, sono costruite in moderni materiali al 100% biocompatibili, e non danno origine pertanto a rigetti del corpo.

Non vi è una protesi di tipologia migliore di un’altra: è il Chirurgo Andrologo che, valutato in scienza e coscienza lo stato e la condizione clinica del paziente, propone l’impianto dell’uno o dell’altro tipo, con l’obiettivo di ottenere i risultati migliori in assoluto.

Quando è utilizzata la protesi peniena?

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post-intervento di protesi peniena

Circa il 27% delle protesi peniene attualmente impiantate sono utilizzate come unica terapia possibile per i casi gravi di disfunzione erettile conseguenti ad un intervento di prostatectomia.

Il diabete mellito e la relativa disfunzione erettile causata dall’angiopatia diabetica richiedono, nel 20% dei casi, l’impianto di una protesi peniena per garantire al paziente il ritorno alla normale attività sessuale.

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protesi peniena impiantata

Un altro 18% degli impianti di protesi peniena, percentuale non di certo trascurabile, è dovuto alla disfunzione erettile causata da importanti alterazioni vascolari, che determinano l’impossibilità dell’erezione del pene anche con cura farmacologica.

Un 10% circa delle protesi peniene è invece relativo agli interventi di correzione della malattia di La Peyronie, che causa un cronico incurvamento del pene in seguito alla formazione di tessuto cicatriziale nei corpi cavernosi.

La protesi peniena è visibile all’esterno?

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protesi peniena a volume variabile perfettamente impiantata

No, nella maniera più assoluta.

Gli impianti protesici sono totalmente integrati nella struttura genitale del paziente, e sono pensati proprio per non essere percepiti ad occhio esterno.

Tutte e due le tipologie di protesi sono totalmente invisibili quando impiantate correttamente, e non sono percettibili dalle o dai partner, garantendo dunque l’assoluta riservatezza dell’impianto.

La protesi peniena cambia la forma e la dimensione del pene?

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No, la protesi peniena non cambia la forma e la dimensione del pene, che presenta un aspetto identico a quello dell’organo normale.

La protesi peniena non ha come scopo quello dell’aumento delle dimensioni del membro, ma solo quello di ripristinarne la piena funzionalità: questo obiettivo deve essere chiaro al paziente, e deve essere ben spiegato dal Medico durante la visita preliminare all’eventuale operazione.

Il solo caso in cui la protesi peniena è utilizzata per correggere la forma del pene è per i pazienti affetti dalla malattia di La Peyronie o l’incurvamento congenito del pene associato a disfunzione erettile.

In questi casi, selezionati e specifici, la protesi può avere anche una valenza plastica, ripristinando sia l’erezione del pene che il suo angolo naturale con addome e perineo.

Consigli andrologici e urologici

Le moderne protesi peniene sono perfettamente integrate nell'apparato uro-genitale del paziente, e garantiscono un'ottima portabilità, nonché un'invisibilità totale dall'esterno.

Anche la protesi a volume costante, che tra l'altro garantisce eccellenti caratteristiche di rigidità ed affidabilità, non è affatto scomoda o poco pratica: si nasconde facilmente nell'intimo, e si attiva all'istante, con un movimento naturale che la partner può anche non notare.

Questo assicura una privacy totale del paziente rispetto alla sua condizione clinica, nonché la possibilità di avere rapporti sessuali assolutamente normali, indistinguibili da quelli possibili in assenza di patologie erettile.

L’impianto di protesi peniena è definitivo?

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Le moderne protesi peniene, come del resto anche le protesi estetiche e funzionali per gli interventi di mastoplastica additiva, sono costruite con materiali pensati per essere utilizzati senza complicanze per lunghi periodi di tempo.

La statistica ci dice che più dell’80% delle protesi peniene installate sono perfettamente funzionanti a distanza di 10 anni dall’intervento, e che dunque non richiedono alcuna revisione chirurgica.

Consigli andrologici e urologici

La protesi peniena, al contrario di quello che ancora comunemente si crede, non è pensata per aumentare le dimensioni del pene, ma solo per ripristinare una normale erezione.

Ciò si rivela indispensabile per i pazienti con scarse prospettive riabilitative, come ad esempio i pazienti che hanno subito una prostatectomia oppure affetti da diabete mellito da lungo corso, che si sono dimostrati insensibili alle cure farmacologiche o mediche.

Le protesi peniene possono causare rigetto oppure infezione?

I materiali con cui sono costruite le moderne protesi peniene sono al 100% biocompatibili, e dunque non possono causare rigetto da parte dell’organismo.

Il rischio d’infezione post-operatoria, presente comunque in qualsiasi intervento chirurgico, è molto basso, inferiore all’1%.

La moderna terapia antibiotica di profilassi, l’asepsi totale in fase chirurgica e i nuovi materiali delle protesi rendono dunque decisamente improbabile il rischio d’infezione post-operatoria.

Quanto dura un intervento di impianto di protesi peniena?

L’intervento d’impianto di protesi peniena è un intervento chirurgico rapido, che solitamente richiede dai 40 ai 60 minuti.

L’intervento viene eseguito in anestesia spinale o in anestesia generale.

La dimissione del paziente avviene entro le 24 ore successive all’intervento, e richiede generalmente una notte di degenza in clinica.

Consigli andrologici e urologici

Le protesi peniene moderne sono costruite in materiali al 100% biocompatibili, resistenti ed affidabili.

Il rischio di infezioni post-intervento è bassissimo, e le protesi hanno dimostrato di essere perfettamente funzionanti, per la maggior parte, anche molti anni dopo il loro impianto.

L'80% delle protesi moderne si dimostra infatti assolutamente integro e pienamente operativo anche dopo 10 anni dall'intervento d'inserimento, a dimostrazione che, nella maggior parte dei casi, l'operazione che consente di risolvere una volta per tutte la disfunzione erettile grave può considerarsi pressoché definitiva.

Dopo quanto si può ricominciare l’attività sessuale?

La convalescenza post-intervento richiesta al paziente prima di ricominciare l’attività sessuale è di circa 5 settimane.

Il paziente viene controllato dal Medico durante questo periodo, e viene adeguatamente istruito sull’uso della sua nuova protesi, solitamente attorno alla terza settimana dall’intervento.

La protesi peniena cambia la sensibilità del pene e la sensazione dell’orgasmo?

No: la protesi peniena ha come unico scopo quello di ripristinare la corretta erezione del pene, adatta alla penetrazione.

La sensibilità del pene, l’intensità dell’orgasmo, l’eiaculazione e, in pratica, qualsiasi sensazione durante il rapporto, rimangono elementi immutati.

Va ricordato che nei pazienti che hanno subito una prostatectomia totale, l’eiaculazione è assente, a causa dell’obbligata legatura dei vasi deferenti, e che quindi non sarà ripristinata dall’impianto di protesi peniena.

Consigli andrologici e urologici

La protesi peniena è invisibile all'esterno e non è percepita come 'corpo estraneo' neppure dal paziente, poiché viene perfettamente integrata nell'apparato uro-genitale del soggetto.

Il paziente dunque può anche non dichiarare alla partner di essere portatore di protesi, qualora lo ritenesse opportuno.

Che visita ci vuole per predisporre l’impianto di protesi peniena?

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L’impianto di una protesi peniena è valutato dal Chirurgo Andrologo, durante la visita specialistica andrologica.

Nella visita, il Chirurgo si accerterà della reale causa della disfunzione erettile del paziente, individuandone la radice e proponendo dunque la giusta terapia.

L’impianto di protesi peniena combatte le disfunzioni erettili gravi, non risolvibili dalla cura farmacologica o la terapia fisica, a volte aggravate anche dall’incurvamento del pene causato dalla malattia di La Peyronie.

La precisa indicazione clinica è pertanto fondamentale per aiutare al meglio il paziente, e il suo impegno nell’affrontare un intervento chirurgico di questo genere deve essere giustificato dai benefici che esso può comportare alla sua vita sessuale.

Tutti fattori con cui il paziente stesso deve parlare col Medico Andrologo, durante la visita specialistica andrologica.

Chi è il Medico specialista nell’impianto di protesi peniena?

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Il professionista sanitario specializzato nei problemi dell’apparato uro-genitale è il Medico Urologo, cioè un Medico specialista in Urologia, la branca della Medicina che studia e cura le patologie dell’apparato uro-genitale umano.

Quando il Medico Urologo è perfezionato nelle patologie squisitamente maschili, com’è appunto la disfunzione erettile, viene chiamato anche Medico Andrologo.

Il Chirurgo Andrologo è il Medico Urologo iper-perfezionato nella Chirurgia Andrologica, campo dell’impianto di protesi peniena, e dunque è a questo professionista che bisogna rivolgersi per stabilire se si può essere idonei all’intervento.

Soffri di disfunzione erettile causata da diabete o prostatectomia insensibile alla cura farmacologica? Il Dott. Massimo Capone può aiutarti

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Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo con oltre trent’anni d’esperienza in Urologia e nella Chirurgia Andrologia.

Il Dott. Massimo Capone è stato uno dei primi Medici a sperimentare ed utilizzare con successo, in Italia, le protesi peniene, ed è uno dei massimi esperti nazionali sull’argomento.

L’avanzata Chirurgia Andrologica del Dott. Massimo Capone può dunque risolvere anche i casi di disfunzione erettile grave, che non risentono della cura medica oppure della terapia farmacologica, e hanno come unica possibile indicazione clinica l’impianto di una protesi peniena.

Nei suoi ambulatori di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone (Lecce), il Dottore visita e riceve quotidianamente pazienti da tutta Italia, bisognosi di migliorare definitivamente la loro qualità della vita sessuale, e tornare pienamente operativi grazie all’impianto di un’invisibile protesi peniena.

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ritorna ad una vita sessuale felice ed appagante, con l'aiuto del dott. massimo capone

Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, perfezionato nelle disfunzioni sessuali maschili più sentite, come la disfunzione erettile, l'eiaculazione precoce, l'infertilità, le malformazioni del pene e la riabilitazione sessuale.

Nei suoi studi di Trieste, Cervignano del Friuli (UD), Carbonera (TV), Pozzonovo (PD) e Galatone (LE), tutti modernamente attrezzati, il Dottore eroga visite e trattamenti specialistici di Andrologia ed Urologia, per diagnosticare e risolvere problemi alla sfera sessuale e uro-genitale come:

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l'alta chirurgia andrologica per risolvere la disfunzione erettile e tornare alla piena funzionalità sessuale

nelle strutture dove opera, il Dottore esegue interventi di alta Chirurgia Andrologica con l'impianto di moderne protesi peniene, in grado di risolvere definitivamente i problemi di disfunzione erettile anche nei pazienti gravi, in cui la terapia farmacologica oppure la riabilitazione fisica non possono garantire nessun tipo di risultato.

Il Dott. Massimo Capone è uno dei massimi esperti della Chirurgia Plastica Ricostruttiva degli organi genitali maschili, e può risolvere anche i casi più complessi di incurvamento del pene, congenito o dovuto alla malattia di La Peyronie, grazie ad oltre trent'anni di esperienza nella mini-chirurgia ricostruttiva dei corpi cavernosi del pene.

Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).

Ricorda che il benessere sessuale e la fertilità sono condizioni importanti per ogni uomo, a prescindere dalla sua età: il Dott. Massimo Capone può aiutarti a sentirti meglio, sicuro di te e in salute, affinché tu possa godere di un'ottima qualità della tua vita sessuale, che ti accompagni nel tuo percorso di uomo, di padre, di compagno.

ecco dove trovi gli studi del dott. massimo capone
TRIESTE CENTRO
Sanatorio Triestino Via Rossetti, 62 - 34141 Trieste
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Quindi ricorda che...
  • La disfunzione erettile è l’incapacità cronica di iniziare o mantenere una giusta e duratura erezione durante il rapporto sessuale;
  • La disfunzione erettile è una patologia complessa, che rientra nei disturbi della sfera sessuale e che può avere cause organiche, psicologiche od entrambe;
  • Singoli episodi sporadici di disfunzione erettile non devono preoccupare, ma episodi ripetuti devono sempre far interpellare un Medico;
  • La disfunzione erettile organica può essere dipesa da patologie neuro-vascolari oppure da interventi chirurgici, come ad esempio la prostatectomia, che hanno irreversibilmente danneggiato la terminazione nervosa che si occupa del meccanismo dell’erezione del pene;
  • La disfunzione erettile dovuta a deficit vascolari può essere trattata con la terapia farmacologica orale od iniettiva, che però nulla può in caso di danneggiamento della terminazione nervosa del pene;
  • La protesi peniena è un dispositivo protesico ideato per risolvere definitivamente il problema della disfunzione erettile grave, insensibile alla terapia farmacologica o alle cure mediche riabilitative;
  • Esistono due tipi di protesi peniena, a volume costante e a volume variabile, entrambi invisibili all’esterno, capaci di ridare al pene la giusta capacità erettiva;
  • La protesi peniena non modifica la sensibilità del pene e la capacità di provare l’orgasmo, e non aumenta le dimensioni del membro;
  • Alcuni casi di incurvamento del pene possono essere risolti dall’uso della protesi peniena;
  • Il tasso di soddisfazione dei pazienti sottoposti ad impianto di protesi peniena è generalmente molto alto, superiore al 95%

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.

Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Andrologo a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:

martedì 30 luglio, 2024

Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo Andrologo, specializzato in Urologia e perfezionato in Chirurgia Andrologica.

Sin dal suo percorso accademico, il Dottore si è focalizzato sulle problematiche relative alla sessualità maschile, sulla chirurgia plastica e ricostruttiva dei genitali maschili, sulla chirurgia protesica del pene nonché sui disturbi della fertilità.

Competente, affidabile, cordiale, chiaro ed esauriente nel rispondere alle domande, il Dott. Massimo Capone ha introdotto, tra i primi in Italia, il protocollo rigenerativo dei tessuti dei corpi cavernosi del pene basato sulle onde d'urto a bassa intensità.

Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone  (Lecce), il Dottore aiuta ogni giorno decine di pazienti affetti da debilitanti e psicologicamente spossanti disfunzioni sessuali come la disfunzione erettile, l'eiaculazione precoce, il calo della libido, l'infertilità maschile e la complessa riabilitazione post-prostatectomia radicale. 

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