Chirurgia Andrologica e Sessuologia
La rimozione della prostata e la disfunzione erettile

Chirurgia Andrologica Urologo d'eccellenza

La disfunzione erettile dopo l’intervento di prostatectomia

Perché il meccanismo dell'erezione smette di funzionare?
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Chirurgo Andrologo cura della disfunzione erettile e dell'infertilità

Hai subito un intervento di prostatectomia a seguito di un carcinoma della prostata, ed ora hai sviluppato una disfunzione erettile che non ti consente più di avere una vita normale?

Purtroppo, anche con la migliore e più avanzata tecnica robotizzata di ‘nerve-sparing’, solo il 25% circa di tutti i pazienti operati di prostatectomia riacquista una piena funzionalità sessuale.

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Questo percentuale, già molto bassa, si riduce ulteriormente nel caso vi siano problemi correlati come il diabete mellito, deleterio per la vascolarizzazione della zona peniena per via della nota angiopatia diabetica.

Fortunatamente, la moderna Medicina e l’altrettanto moderna Chirurgia possono fare molto per la riabilitazione del paziente operato alla prostata, sia con trattamenti farmacologici che chirurgici.

Se anche tu hai dunque dei problemi all’erezione successivi al carcinoma della prostata e alla necessaria prostatectomia che l’ha eradicato, leggi questa pagina informativa: contiene importante materiale sanitario che potrebbe aiutarti a capire da cosa è stata generata la tua impotenza sessuale e consigliarti poi di sentieri il parere di un Chirurgo Andrologo d’esperienza, che saprà certamente aiutarti.

Che cos’è la prostata?

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la vescica e la prostata (in rosso)

La prostata, chiamata anche ghiandola prostatica, è una piccola ghiandola posta tra il retto e la vescica, parte dell’apparato uro-genitale maschile.

È una ghiandola impari, grossomodo somigliante ad una noce, essenzialmente adesa a vescica e retto.

Il compito principale della prostata è quello di produrre il liquido prostatico: un liquido parte dello sperma che è necessario alla sopravvivenza degli spermatozoi e, dunque, al concepimento.

Datosi che la prostata avvolge la prima parte dell’uretra, cioè il canale dove l’urina scorre dalla vescica al meato posto sul glande, condizioni anomale della prostata, come ad esempio un suo rigonfiamento o una sua infiammazione, può portare non solo a problemi sessuali, ma anche a complicanze prettamente urologiche.

Che cos’è il carcinoma della prostata?

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Il carcinoma della prostata, chiamato anche neoplasia prostatica, è un tumore che origina da una o più cellule del tessuto della ghiandola prostatica.

È il tumore più comune negli uomini, specie in soggetti di età avanzata: dai 50 ai 60 anni, difatti, la sua incidenza è fino al 25% della popolazione totale maschile, mentre si arriva addirittura al 50% nei soggetti di età superiore agli 80 anni.

È un tumore che risulta quasi sempre in situ, cioè confinato all’interno della prostata e solo difficilmente dà origine a ripetizioni metastatiche.

La caratteristica tipica del tumore alla prostata è la sua crescita molto lenta, che rallenta ancora di più nei soggetti avanti con gli anni.

Per questo motivo, a volte, specie nei pazienti anziani, si può optare per un monitoraggio della neoplasia senza necessariamente intervenire chirurgicamente.

Da cosa è originato il tumore della prostata?

Il tumore della prostata non ha un’origine eziologica ancora del tutto chiara.

Come del resto altre forme tumorali, alla base della neoplasia vi è una mutazione del DNA originale di una o più cellule, ma la reale causa di questo inizio di replicazione degenerata non è al momento noto alla scienza medica.

Tuttavia, esistono degli ormai assodati fattori di rischio, sia familiari che secondari, tra i quali:

  • L’età avanzata, poiché questo tipo di tumore è molto raro sotto i 50 anni mentre diviene molto comune dopo i 65 anni;
  • L’ereditarietà genetica, acquisita per via familiare;
  • Lo stato di obesità;
  • Una dieta ricca di grassi saturi (salumi, formaggi, carni grasse in generale);
  • Un determinato fenotipo, poiché si è notato che gli uomini di pelle scura tendono a sviluppare maggiormente questo tipo di neoplasia

Va sottolineato che tutti questi fattori scatenanti possono aumentare il rischio di sviluppo di un tumore alla prostata ma, come del resto anche in altre patologie, non costituiscono comunque certezza d’insorgenza della neoplasia.

Che cos’è la prostatectomia?

La prostatectomia è l’intervento chirurgico di rimozione della prostata, utilizzato come atto curativo per alcuni tipi di carcinoma prostatico.

È un intervento chirurgico costantemente perfezionato nel tempo, utilizzato per curare tumori della prostata che non hanno ancora dato origine a metastasi (la maggior parte dei casi clinici).

La prostatectomia radicale è un intervento, per l’appunto, radicale: viene difatti rimossa l’intera ghiandola prostatica e le vescicole seminali ad essa collegate.

In alcuni casi, vengono asportati, per sicurezza, anche le stazioni linfonodali adiacenti, facenti parte del plesso linfonodale del perineo.

La prima tecnica di prostatectomia, definita tradizionale, è un intervento per via laparotomica, cioè ‘a cielo aperto’.

Si tratta di un intervento ormai utilizzato solo in casi selezionati, in quanto particolarmente invasivo e dal recupero lungo, quasi sempre con caratteristiche di demolizione della delicata struttura nervosa che circonda vescica e prostata, e che è responsabile del meccanismo dell’erezione del pene.

Molto più comunemente, oggigiorno si preferisce l’intervento per via laparoscopica, che non prevede più un lungo taglio addominale ma una serie di piccoli buchi, da dove il personale sanitario fa passare gli strumenti operatori che servono per completare l’atto chirurgico.

Questa tecnica può essere eseguita anche con l’ausilio di un robot dotato di bracci operativi, comandato a distanza dal Chirurgo.

La tecnica robotica di prostatectomia ha una lunga curva d’apprendimento, ma permette spesso una maggiore precisione operativa.

Le tecniche moderne laparoscopiche, sia manuali che robotizzate, prevedono la preferenza della cosiddetta procedura ‘nerve-sparing’, in cui i Chirurghi cercano di preservare i nervi deputati all’erezione, pur asportando la prostata e la massa tumorale che da essa si è originata.

Purtroppo, anche adottando un approccio chirurgico ‘nerve-sparing’, i dati clinici dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale non sono incoraggianti: solo il 25% di essi, nel tempo, riacquista una piena riabilitazione sessuale.

La maggior parte dei pazienti sottoposti a prostatectomia, quindi, sperimenta in maniera duratura problemi dell’erezione, che causano quasi sempre enormi disturbi alla vita sessuale, sentimentale e, spesso, anche all’equilibrio psicologico.

Consigli andrologici e urologici

Statisticamente, solo il 25% dei pazienti sottoposti a prostatectomia riacquista una piena funzionalità sessuale dopo l'intervento.

La tecnica di nerve-sparing ha migliorato molto questa casistica che, anche se sembra ancora troppo bassa, nel passato era ancora peggiore.

Che cos’è la disfunzione erettile?

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Per disfunzione erettile, in Medicina, s’intende l’incapacità di iniziare o mantenere, per tutto l’atto sessuale, un’erezione soddisfacente, di adeguata consistenza e rigidità ottimale.

La disfunzione erettile è una patologia complessa, che richiede quasi sempre un approccio multidisciplinare: sono tante le condizioni patologiche organiche o psicologiche che possono causare il problema, e la diagnosi richiede spesso il supporto di più professionisti, sia Medici che Psicologi.

Nei pazienti che hanno subito una prostatectomia radicale, la disfunzione erettile è una complicanza estremamente comune: si stima infatti che il 75% dei pazienti oncologici prostatici sviluppi una forma di disfunzione erettile cronica, essenzialmente insensibile a qualsiasi forma di riabilitazione.

La disfunzione erettile post-prostatectomia è dunque un problema serio, che affligge migliaia di nuovi pazienti ogni anno, e risulta estremamente invalidante specie per i pazienti ancora relativamente giovani, che improvvisamente si vedono ridotta fortemente la qualità della loro vita sessuale.

Perché la prostatectomia può causare la disfunzione erettile?

La prostata è una ghiandola situata in una posizione molto delicata: si trova poco sotto la vescica, a cui è sostanzialmente adesa, ed ingloba la prima parte dell’uretra, oltre che le fondamentali vescicole seminali, dove lo sperma proveniente dai testicoli viene raccolto.

Tutt’attorno alla prostata vi è una fitta e complessa ramificazione nervosa, condivisa con la vescica, che porta gli stimoli elettrici del sistema nervoso centrale (il cervello) ai nervi penieni, che attivano poi i meccanismi dell’erezione.

Questa delicata infrastruttura nervosa, indispensabile per l’erezione del pene, si trova in forte rischio nel caso vi sia da eseguire una prostatectomia.

Al contrario di quello che comunemente si crede, i tessuti del corpo umano, indipendentemente dall’organo che costituiscono, non sono ‘a compartimenti stagni’, come se ‘fluttuassero’ singolarmente, ben definiti e distaccati.

Ogni organo è grossomodo ‘incollato’ ad una struttura di supporto, a sua volta collegata o ad altre strutture di supporto oppure ad altri organi, per mezzo di un potente ‘collante’ chiamato tessuto connettivo.

Il tessuto connettivo, presente in ogni dove nel nostro corpo, è un tessuto ricchissimo di collagene: una potente proteina che, come il nome lascia intuire, ‘incolla’ tutti i tessuti con cui viene a contatto.

Anche le terminazioni nervose sono dunque ‘incollate’ agli altri tessuti e, nel caso di quelle che regolano tutto il meccanismo dell’erezione, esse transitano proprio attorno alla prostata.

Quando si deve dunque eseguire un qualsiasi intervento chirurgico, non solo la prostatectomia, i tessuti interni devono dunque essere scollati prima di poter essere sezionati e rimossi.

Durante l’intervento di prostatectomia con tecnica di ‘nerve-sparing’, che sia robotizzata o meno, i Chirurghi tentano di scollare i tessuti della prostata dalle terminazioni nervose a loro adiacenti, senza danneggiarle.

Questa operazione a volte riesce, mentre altre volte riesce meno (anche a seconda dello stadio d’avanzamento del tumore e la sua conformazione morfologica), e vi è comunque un danneggiamento della terminazione nervosa.

Sebbene la Chirurgia della prostatectomia sia ormai molto avanzata, e la tecnica di ‘nerve-sparing’ consenta un rispetto maggiore della terminazione nervosa che garantisce l’erezione, purtroppo la maggior parte dei pazienti prostatici, nel tempo, non riesce a vedere ristabilita una condizione di normalità nella vita sessuale.

Allo stato attuale della Chirurgia, non è dunque possibile garantire un certo ritorno alla vita sessuale normale dopo un intervento di prostatectomia, a prescindere dalla bravura dei Chirurghi e dell’avanzata tecnica ‘nerve-sparing’ che eseguono, manuale oppure robotica.

Come si può curare la disfunzione erettile dopo un intervento di prostatectomia?

I moderni interventi di prostatectomia con tecnica ‘nerve-sparing’ hanno sensibilmente migliorato la percentuale di pazienti che può essere riabilitata sessualmente dopo l’operazione di rimozione della prostata, e questo è un dato incontrovertibile che deve sempre essere considerato come un grande successo della Chirurgia attuale.

Difatti, prima dell’inizio di tale tecnica, più rispettosa della terminazione nervosa prostatica, la probabilità di sviluppo di una permanente disfunzione erettile era del 100%, rendendo di fatto impossibile per il paziente un ritorno anche ad una minima attività sessuale di tipo penetrativo.

Attualmente, la tecnica di ‘nerve-sparing’ permette al 25% circa dei pazienti trattati una soddisfacente riabilitazione sessuale, eventualmente aiutata da un’idonea terapia farmacologica.

L’efficacia dei moderni farmaci utilizzati come cura sintomatica della disfunzione erettile (avanafil, sildenafil, tadalafil, vardenafil), comunemente utilizzati con successo per contrastare la disfunzione erettile di tipo vascolare, purtroppo si rivela nulla nella maggior parte dei casi di lesioni nervose successive alla prostatectomia.

La terapia farmacologica non può dunque essere sistemica nel paziente che ha subito una prostatectomia, ma bensì deve essere topica e mirata.

Buoni risultati possono essere ottenuti dall’inoculazione, direttamente nel pene, di prostaglandina E1: un potente farmaco vasodilatatore che consente, in pochi minuti, un’ottima erezione del membro, similare a quella ottenuta col meccanismo naturale.

Il farmaco agisce per un lungo periodo di tempo (anche superiore alle tre ore), garantendo al paziente la possibilità di un rapporto sessuale completo di tipo penetrativo.

Tuttavia, questo farmaco non è una ‘cura’, in senso medico del termine: è una terapia sintomatica, che non va a curare la causa principale della disfunzione erettile post-prostatectomia (l’escissione o in danneggiamento dei nervi) ma bensì elimina il sintomo, cioè l’incapacità del pene di ergersi ed indurirsi autonomamente.

Questa terapia, sebbene efficace, ha dunque il grosso limite di essere ben poco gradita ai pazienti: la via di somministrazione, per iniezione diretta nel pene, è sgradita alla maggior parte dei soggetti che, nell’85% dei casi, smettono di utilizzarla entro il primo anno dall’inizio del trattamento.

Data l’obbligatoria iniezione che deve essere eseguita prima di ogni rapporto, il costo economico del farmaco e la bassissima compliance dei pazienti, la terapia a base di prostaglandina E1 è solitamente consigliata a soggetti dalle basse o pressoché nulle aspettative di riabilitazione sessuale, abbastanza avanti con l’età e dai rapporti affettivi ormai consolidati, a bassa frequenza coitale.

Per i pazienti più giovani, ancora sessualmente attivi, l’unica terapia davvero duratura e che va a risolvere direttamente il problema di base che impedisce l’erezione normale del pene è quella chirurgica.

L’impianto di protesi peniena: quando serve, quando è possibile eseguirlo

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La protesi peniena è un dispositivo protesico pensato per integrarsi perfettamente nella struttura genitale del paziente che ha subito una prostatectomia, e ripristinare dunque la piena funzione erettile del pene.

Il principio di funzionamento è semplice: se i corpi cavernosi del pene non riescono più a riempirsi di sangue e dunque a far irrigidire il membro, per via dell’ormai assente e necessaria connessione nervosa che regola il meccanismo, è possibile simulare il riempimento del tessuto erettile per mezzo di un materiale di sintesi.

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Per ottenere tale scopo, esistono in commercio due tipi specifici di protesi:

  • Protesi a volume costante
  • Protesi a volume variabile

Il primo tipo di protesi assicura l’erezione permanente del pene, per mezzo di una protesi di tipo meccanico che può facilmente essere attivata e disattivata con un semplice movimento della mano.

L’erezione costante del pene non deve spaventare il paziente, poiché la protesi è facilmente e velocemente riposizionabile negli indumenti intimi, e non da quindi fastidi nei movimenti, nello sport e nella vita di tutti i giorni.

Questo tipo di protesi garantisce eccezionali caratteristiche meccaniche, di durabilità e rigidità, e ha un tempo di apprendimento all’uso estremamente veloce.

La protesi a volume variabile lavora invece su principi fisici differenti rispetto a quella a volume costante.

La protesi è formata da due cilindri, in comunicazione con un serbatoio comandato da una pompetta, totalmente invisibile quando posizionata all’interno dello scroto.

Non dissimilmente dal principio dei vasi comunicanti, l’attivazione della pompetta, con un semplice gesto manuale, permette al liquido contenuto nel serbatoio di riempire i cilindri inseriti nei corpi cavernosi, simulando dunque la normale erezione meccanica.

Tutto il meccanismo è fluido e assolutamente invisibile all’esterno: il paziente non è dunque espressamente tenuto ad informare la partner sull’impianto di protesi, se gradisce.

Finito il rapporto, sempre tramite apposita pompetta i cilindri dei corpi cavernosi sono svuotati, e il liquido ritorna quindi nel serbatoio, pronto per il prossimo rapporto.

È doveroso sottolineare che non esiste un tipo migliore o peggiore di protesi: entrambe le tipologie portano vantaggi e risolvono il problema della disfunzione erettile post-prostatectomia, e la decisione dell’impianto dell’una o dell’altra protesi è deciso dal Chirurgo, dopo aver attentamente valutato il caso clinico del paziente.

L’impianto di protesi peniena è doloroso?

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No, nella maniera più assoluta: l’intervento chirurgico è effettuato con tecnica mini-invasiva, con anestesia spinale oppure generale.

Il paziente dunque non percepisce minimamente l’intervento e anche il dolore post-operatorio è sostanzialmente assente.

Può verificarsi un normale indolenzimento della parte genitale e un lieve edema, del tutto fisiologico, con dolenzia lieve che può essere tenuta sotto controllo con la somministrazione di comuni antidolorifici.

La convalescenza post-intervento è decisamente rapida, e il paziente può tornare alle normali attività lavorative di concetto dopo circa 10 giorni.

La protesi peniena è durevole nel tempo?

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Decisamente sì: la protesi peniena, a prescindere dalla sua tipologia, dura molti, molti anni dall’impianto.

La statistica riporta che più dell’80% delle protesi impiantate supera abbondantemente i 10 anni di vita, mentre un 75% di tutte le protesi funziona normalmente dopo i 15 anni dall’inserimento.

La vita sessuale dopo l’impianto di protesi peniena potrà tornare normale?

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Sì, l’intervento d’impianto di protesi peniena mira essenzialmente proprio a quello, a ripristinare una normale e soddisfacente vita sessuale, anche con regolari rapporti giornalieri, se gradito.

Del resto, i dati forniti dai pazienti che hanno accettato l’impianti proteici parlano fin troppo chiaramente: oltre il 90% di soddisfazione del risultato finale, e grossomodo la percentuale di soddisfazione delle proprie partner viaggia su cifre similari (circa l’85%).

In nessun altro trattamento della disfunzione erettile si ottengono tali livelli di soddisfazione, e questo è decisamente indicativo della bontà clinica della protesi peniena.

Consigli andrologici e urologici

L'impianto di protesi peniena è sicuramente la terapia della disfunzione erettile post prostatectomia che dona i maggiori vantaggi e la maggiore soddisfazione al paziente.

I livelli di gradimento dopo l'intervento d'impianto di protesi peniena sono vicini al 100%, sia per il paziente che per la partner, e non hanno paragoni con nessun'altra terapia.

Ma la sensibilità del pene e l’orgasmo cambiano dopo l’inserimento della protesi peniena?

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la protesi peniena è invisibile all'esterno

No, assolutamente no: sia la sensibilità del pene che l’orgasmo provato durante il coito non cambiano con l’ausilio della protesi peniena, e sono del tutto uguali a quelli esistenti prima dell’intervento.

Va ricordato che l'unico scopo della protesi peniena è quello di ridare la giusta erezione al pene, idonea per l'atto sessuale penetrativo: tutto il resto non viene minimamente intaccato.

Ci vuole molto tempo per tornare alla normale attività sessuale dopo l’intervento di protesi peniena?

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No, i tempi di recupero e di convalescenza post-intervento sono estremamente rapidi, e il paziente può tornare alla normale attività sessuale dopo circa 5 settimane dall’intervento.

L’impianto di protesi peniena riduce la dimensione del pene?

No, non eccessivamente: la lunghezza totale del pene sarà appena il 10% inferiore a quella che il membro aveva quando vi erano ancora erezioni naturali.

Un prezzo da pagare veramente piccolo, che non influisce assolutamente sulla vita sessuale del paziente né sull’appagamento della propria partner, considerando l’enorme vantaggio di avere di nuovo, finalmente, erezioni regolari e di ottima qualità, che consentono d’iniziare e concludere senza preoccupazioni il rapporto.

Consigli andrologici e urologici

Le moderne protesi peniene sono totalmente invisibili all'esterno, poiché totalmente integrate nell'apparato uro-genitale del paziente.

Ciò rende l'impianto assolutamente discreto, e il paziente può anche non informare la partner della sua presenza, se gradito.

La protesi peniena può essere rigettata dal corpo?

No, la protesi peniena è costruita in un materiale biocompatibile al 100%, che dunque non dà origine a rigetti di alcun tipo.

L’unica vera complicanza che può avvenire, peraltro estremamente rara, è quella di un’infezione post-chirurgica.

Tale evento, peraltro comune a qualsiasi altro intervento chirurgico, ha una probabilità di verificarsi inferiore all’1%, il che lo rende decisamente improbabile.

A chi posso rivolgermi per valutare l’idoneità all’impianto di protesi peniena?

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il chirurgo andrologo è il medico di riferimento per l'impianto di protesi peniena

Il Medico specialista nell’impianto di protesi peniena per i pazienti con disfunzione erettile causata da prostatectomia è il Chirurgo Andrologo, cioè un Medico Urologo perfezionato nella Chirurgia Andrologica.

È dunque a lui che bisognerebbe rivolgersi per la diagnosi della disfunzione erettile post-prostatectomia e l’indicazione all’intervento chirurgico di impianto della protesi peniena.

Soffri di disfunzione erettile causata da un intervento di prostatectomia? Il Dott. Massimo Capone può aiutarti

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Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, perfezionato da oltre trent’anni nella Chirurgia Andrologica per il benessere della sfera sessuale dei suoi pazienti.

Il Dottore è stato uno dei primi Medici italiani ad introdurre nel nostro Paese l’impianto delle protesi peniene, ed è un esperto sulla riabilitazione sessuale specie nei pazienti che hanno subito operazioni di prostatectomia.

Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone (Lecce),  il Dott. Massimo Capone può aiutarti a tornare alla piena attività sessuale e ad una vita di coppia normale, anche se la tua situazione di disfunzione erettile in seguito a prostatectomia è grave, e nessun altro Medico ti ha dato concrete e reali speranze di riabilitazione.

L’impianto di protesi peniena eseguito dal Dott. Massimo Capone può aiutarti a risolvere anche questo grave caso di disfunzione erettile, sempre con la massima tranquillità e sicurezza garantita da un Chirurgo Andrologo con anni ed anni d’esercizio dell’arte medica e della chirurgia urologica.

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Il Dott. Massimo Capone è un Chirurgo Andrologo, perfezionato nelle disfunzioni sessuali maschili più sentite, come la disfunzione erettile, l'eiaculazione precoce, l'infertilità, le malformazioni del pene e la riabilitazione sessuale.

Nei suoi studi di Trieste, Cervignano del Friuli (UD), Carbonera (TV), Pozzonovo (PD) e Galatone (LE), tutti modernamente attrezzati, il Dottore eroga visite e trattamenti specialistici di Andrologia ed Urologia, per diagnosticare e risolvere problemi alla sfera sessuale e uro-genitale come:

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Il Dott. Massimo Capone è uno dei massimi esperti della Chirurgia Plastica Ricostruttiva degli organi genitali maschili, e può risolvere anche i casi più complessi di incurvamento del pene, congenito o dovuto alla malattia di La Peyronie, grazie ad oltre trent'anni di esperienza nella mini-chirurgia ricostruttiva dei corpi cavernosi del pene.

Il Dottore visita nei suoi studi di Trieste, di Cervignano del Friuli (Udine), di Carbonera (Treviso), di Pozzonovo (Padova) e di Galatone (Lecce).

Ricorda che il benessere sessuale e la fertilità sono condizioni importanti per ogni uomo, a prescindere dalla sua età: il Dott. Massimo Capone può aiutarti a sentirti meglio, sicuro di te e in salute, affinché tu possa godere di un'ottima qualità della tua vita sessuale, che ti accompagni nel tuo percorso di uomo, di padre, di compagno.

ecco dove trovi gli studi del dott. massimo capone
TRIESTE CENTRO
Sanatorio Triestino Via Rossetti, 62 - 34141 Trieste
Per prenotazioni
040.94.09.556
CERVIGNANO DEL FRIULI
Studio MedicoVia Monfalcone 27 - 33052 Cervignano del Friuli (UD)
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339.68.25.050
CARBONERA - TREVISO
SalusVeneto Vicolo Antonio Vivaldi 2 - 31020 Carbonera (TV)
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Mediclinic Via IV Novembre 10/c, 35020 Pozzonovo (PD)
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0429.77.29.06
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Quindi ricorda che...
  • La prostata è una piccola ghiandola posta tra il retto e la vescica, parte dell’apparato uro-genitale maschile;
  • Il compito principale della prostata è quello di produrre il liquido prostatico, dove gli spermatozoi si uniscono per formare lo sperma propriamente detto;
  • La prostata può ammalarsi di degenerazione cellulare, dando origine al carcinoma della prostata;
  • Il carcinoma della prostata è raro prima dei 50 anni, ma il rischio d’incidenza è elevato nella popolazione maschile adulta ed anziana;
  • Dopo i 50 anni, il carcinoma della prostata è il primo tumore maschile per diffusione;
  • La prostatectomia è l’intervento di rimozione chirurgica del carcinoma della prostata, che impone l’asportazione di tutta la ghiandola prostatica;
  • La prostatectomia ha sempre conseguenze sulla funzione sessuale del paziente, poiché le terminazioni nervose che regolano il meccanismo d’erezione del pene passano tutte proprio adiacenti alla prostata;
  • La tecnica nerve-sparing è una tecnica chirurgica che cerca di rispettare i tessuti nervosi della prostata, e può essere eseguita robotizzata o meno;
  • Statisticamente, solo il 25% dei pazienti prostatici riacquista una piena riabilitazione sessuale dopo l’intervento di prostatectomia;
  • In caso di danneggiamento della terminazione nervosa dell’erezione, la cura farmacologica si rivela totalmente inutile;
  • La disfunzione erettile dopo l’intervento di prostatectomia può essere curata con l’impianto di protesi peniena;
  • Esistono vari tipi di protesi peniena, tutti però invisibili all’esterno e in grado d’integrarsi alla perfezione nell’apparato genitale maschile;
  • La protesi peniena non modifica piacere od orgasmo, e non aumenta le dimensioni del pene

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.

Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Andrologo a Trieste, Udine, Treviso, Padova e Lecce

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:

martedì 30 luglio, 2024

Il Dott. Massimo Capone è un Medico Chirurgo Andrologo, specializzato in Urologia e perfezionato in Chirurgia Andrologica.

Sin dal suo percorso accademico, il Dottore si è focalizzato sulle problematiche relative alla sessualità maschile, sulla chirurgia plastica e ricostruttiva dei genitali maschili, sulla chirurgia protesica del pene nonché sui disturbi della fertilità.

Competente, affidabile, cordiale, chiaro ed esauriente nel rispondere alle domande, il Dott. Massimo Capone ha introdotto, tra i primi in Italia, il protocollo rigenerativo dei tessuti dei corpi cavernosi del pene basato sulle onde d'urto a bassa intensità.

Nei suoi studi di Trieste, Padova-Pozzonovo, Treviso-Carbonera, Cervignano del Friuli e Galatone  (Lecce), il Dottore aiuta ogni giorno decine di pazienti affetti da debilitanti e psicologicamente spossanti disfunzioni sessuali come la disfunzione erettile, l'eiaculazione precoce, il calo della libido, l'infertilità maschile e la complessa riabilitazione post-prostatectomia radicale. 

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