Stai provando ad avere un figlio con la tua compagna ma, anche se gli esami clinici di lei non riscontrano nulla di anomalo, il bambino non arriva?
L’infertilità maschile è un problema serio e molto sentito, al contrario di quel che si crede non inferiore, come disagio, a quello dell’infertilità femminile.
Il dolore e la sofferenza per le coppie che non riescono ad avere bambini è reale e tangibile, e spesso causa delle problematiche di relazione talmente importanti da portare al disfacimento del rapporto.
Fortunatamente, la moderna Medicina Andrologica può diagnosticare e trattare molte delle tante cause che possono portare all’infertilità maschile.
Se dunque non riesci ad avere un figlio con la tua compagna, leggi questa pagina: contiene importanti informazioni sanitarie che possono aiutarti a capire l’origine della tua infertilità e possono spronarti, se lo vorrai, ad intraprendere un serio percorso d’indagine, con l’obbligatoria visita dal Medico Andrologo.
Il concepimento umano e il ruolo del maschio della specie: la selezione naturale comincia già prima dell’ingravidamento
Com’è noto, essendo un mammifero sessuato, cioè con una chiara distinzione del patrimonio genetico in due tipologie sessuali, maschio e femmina, l’Homo sapiens ha bisogno del rapporto copulativo per riprodursi.
Tale rapporto non è solamente un fattore di mera attrazione ormonale, come capita invece nella maggioranza degli altri mammiferi, ma l’evoluzione umana lo ha trasformato in un complesso rituale, spesso molto lungo ed articolato, che comprende anche elementi di antropologia, psicologia e sociologia.
Stabilita la volontà di riprodursi, maschio e femmina umana sono obbligati alla copulazione sessuale, per mezzo dell’accoppiamento, tramite gli appositi organi uro-genitali.
La fecondazione umana, similmente a quella degli altri mammiferi, avviene nel corpo della femmina della specie, precisamente nell’utero, organo deputato ad essere ‘la casa’ della nuova forma di vita.
Le cellule sessuali umane si chiamano gameti, e sono cellule particolari: mentre le altre cellule del corpo hanno 46 cromosomi - le strutture ‘di base’ dove è raccolta tutta l’informazione genetica della nostra specie - i gameti sessuali hanno solo 23 cromosomi.
Questo perché, per la formazione della prima cellula del nuovo individuo, vi è bisogno dell’unione di tutte e due le cellule, sia maschi che femminili che, interagendo tra di loro, formeranno dunque una cellula di 46 cromosomi.
Le cellule sessuali maschili sono prodotte dalle gonadi maschili, cioè i testicoli, e si chiamato spermatozoi.
Le cellule sessuali femmine sono prodotte dalle gonadi femminili, cioè le ovaie, e si chiamano ovociti (ovuli, nel linguaggio comune).
Al contrario della donna, che nasce già con tutti gli ovuli che utilizzerà, nel tempo, nel corso della sua vita fertile e che non potrà rigenerare, l’uomo produce in continuazione gli spermatozoi, dall’inizio della maturazione sessuale anche in tarda età.
Durante l’atto sessuale, con la penetrazione del pene nella vagina femminile e il momento del coito, cioè l’eiaculazione maschile, l’uomo, tramite un meccanismo a getto, spruzza il liquido seminale contenente migliaia di spermatozoi nell’utero femminile.
Da lì, gli spermatozoi, aiutati dai nutrienti contenuti nel liquido seminale prodotto dalla prostata, cominceranno un lungo e pericoloso viaggio, attirati chimicamente verso le tube di Falloppio, alla ricerca del primo ovulo adatto per iniziare la replicazione cellulare.
Di norma, il primo spermatozoo che riesce a penetrare nel primo ovulo disponibile e ‘accogliente’, dà origine al concepimento e, automaticamente, tramite apposito comando ormonale ‘disattiva’ tutti gli altri ovuli, rendendo impossibile una seconda replicazione cellulare (cosa che non succede nelle gestazioni gemellari, che sono comunque evento raro nell'Homo Sapiens).
Dunque, si parla di infertilità quando questo complesso processo, per motivazioni o complicanze di varia natura, non riesce ad avvenire, e spermatozoi e ovuli non s’incontrano, o comunque non riescono a dare origine alla rapida divisione e replicazione cellulare, chiamata meiosi, che darà poi origine ad un nuovo essere umano completo.
Che cos’è l’infertilità maschile?
la paternità è importante per l'uomo tanto quanto la maternità per la donna
In Medicina, si definisce infertilità maschile la condizione in cui il maschio di una coppia non riesce ad avere figli con la compagna dopo un periodo convenzionale di due anni di rapporti non protetti.
Questo periodo convenzionale può essere abbassato a 12 mesi qualora la femmina della coppia abbia già superato i 35 anni, oppure vi siano altri fattori di rischio noti.
L’infertilità maschile è presa in considerazione quando, nella donna fertile, non sono noti elementi di disturbo alla fecondazione, e dunque la spiegazione razionale del mancato concepimento è da imputare ad una disfunzione della parte maschile.
L’infertilità maschile non è, come spesso si ritiene a confondere, la sterilità, cioè l’incapacità totale e permanente di poter ingravidare una donna, ma una condizione in cui, per svariati motivi, la capacità riproduttiva dell’uomo si abbassa a tal punto, sia in quantità che qualità, da non poter garantire il concepimento.
Statisticamente, sebbene in linea percentuale meno diffusa dell’infertilità femminile (circa il 20% dei casi di mancato concepimento sono imputabili al solo uomo), l’infertilità maschile condivide comunque un buon 50% di corresponsabilità nelle situazioni di infertilità di coppia.
Vari tipi di infertilità maschile, varie cause
A livello medico, vi sono due grandi tipologie di infertilità maschile, utili per stabilire già un quadro diagnostico ed indirizzare le indagini mediche in un dato percorso:
- L’infertilità primaria, quando l’uomo non ha mai concepito in precedenza, e dunque non è stato mai capace di ingravidare una donna;
- L’infertilità secondaria, quando l’uomo ha già concepito nel passato, quindi ha già indotto una gravidanza, ma non riesce più a ripetere l’atto riproduttivo con successo
Sapere la tipologia di infertilità iniziale è molto importante ai fini medici, poiché vi è differenza di cause che non rendono possibile il concepimento tra uomini che hanno già indotto gravidanza e uomini che, invece, non hanno mai ingravidato una donna.
Oltre a questa prima suddivisione generale dell’infertilità maschile, possiamo suddividere la stessa secondo la causa originante.
In tal senso, abbiamo tre tipologie ben definite:
- Infertilità causata da patologie o alterazioni pre-testicolari, con una causa d’origine quindi a monte della produzione di spermatozoi delle gonadi;
- L’infertilità causata da patologie o alterazione testicolari, con una causa d’origine causata proprio dalla produzione alterata o insufficiente di spermatozoi;
- L’infertilità causata da patologia o alterazioni post-testicolari, dunque da malformazioni o comunque condizioni patologiche del sistema di trasporto degli spermatozoi sino al meano dell’uretra
L’identificazione dell’esatta tipologia di infertilità maschile è parte fondamentale del buon successo della terapia.
Difatti, un 30% circa delle cause d’infertilità maschile, i casi sicuramente più complessi e di difficile risoluzione, sono così complicati proprio perché, anche con tutte le moderne tecniche diagnostiche, non si riesce a trovare una spiegazione scientifica valida, e dunque neppure una terapia altrettanto valida di risoluzione.
Quando non è possibile risalire alla causa esatta dell'infertilità maschile, si parla più propriamente di infertilità maschile idiopatica.
L’infertilità maschile pre-testicolare: quando il problema non è dei testicoli, ma del loro ‘comando’ di produzione
lo spermartozoo, il gamete maschile
Si definisce infertilità maschile pre-testicolare l’infertilità causata essenzialmente dal sistema nervoso centrale, che non invia i ‘comandi giusti’ ai testicoli per produrre nuovi spermatozoi (spermatogenesi).
Va ricordato che il testicolo, ricco di cellule germinali, è un mero produttore di spermatozoi, ma è il cervello che ne regola la produzione, per mezzo dell’attività ormonale, mediata in larga misura dall’ormone testosterone.
Casi di insufficiente produzione ormonale oppure un qualche genere di danneggiamento della modalità di trasmissione del ‘comando’ del cervello ai testicoli sono dunque la causa dell’infertilità maschile pre-testicolare, che può rendere l’uomo non fertile anche in assenza di problemi apprezzabili, a livello organico, ai testicoli.
Al contrario di quello che si crede ancora comunemente (frutto di una grande ignoranza non solo medica, ma anche sociologica), l'infertilità maschile è un problema sentito dagli uomini tanto quando l'infertilità femminile dalle donne.
E questo perché, oltre a modifiche antropologiche (che cambiano secondo i tempi e i costumi), abbiamo comunque l'istinto ancestrale di riprodurci, per far proseguire la nostra specie.
Un istinto naturale, presente sia negli uomini che nelle donne.
Ecco perché l'infertilità maschile va combattuta con la stessa energia che viene utilizzata per contrastare l'infertilità femminile, non scordando che i casi in cui esiste una corresponsabilità (quindi sia lui che lei con problemi di fertilità) sono comunque il 50% di tutti i casi noti di infertilità di coppia.
L’infertilità maschile testicolare: quando è la ‘fabbrica’ a non produrre spermatozoi validi e funzionali
il varicocele è una vena varicosa testicolare che può portare ad infertilità
L’infertilità maschile testicolare è causata da patologie o malformazioni, spesso genetiche, del testicolo stesso, che gli impediscono di produrre un numero sufficiente o ben formato di spermatozoi, adatto a percorrere il lungo percorso dalla cervice sino agli ovuli.
Quando le malformazioni del testicolo sono presenti già alla nascita, si definiscono primitive, mentre se sono state acquisite nel corso della vita, si definiscono secondarie.
Quasi sempre, le malformazioni secondarie sono causate da traumi, incidenti o altre patologie che hanno deformato la naturale struttura del testicolo ed abbassato dunque la produzione di spermatozoi da parte delle cellule germinali.
Nella lunga lista di malformazioni secondarie, possiamo senz’altro citare:
- Incidenti e traumi, con danno irreversibile dei tessuti testicolari;
- Alcune infezioni, sia batteriche che virali, come la sifilide, la gonorrea, la clamidia e l’HPV (solo per citarne alcune);
- Esiti collaterali di effetti chirurgici invasivi, come ad esempio quelli per risolvere le ernie inguinali;
- Il carcinoma del testicolo;
- Il varicocele, cioè la varice di una vena testicolare che, aumentando la temperatura del testicolo, causa la morte degli spermatozoi
Tra tutte queste, il varicocele è senz’altro la condizione più comune, che spesso risulta totalmente asintomatica ma che è l’origine del problema dell’infertilità maschile.
L’infertilità maschile post-testicolare: quando il problema è nella parte finale
L’infertilità maschile post-testicolare è causata da tutti quei problemi che si trovano a valle della produzione degli spermatozoi e quindi, per intenderci, riscontrabili nel percorso che porta lo sperma dai testicoli sino all’uretra.
Questi problemi possono essere un’ostruzione delle vie escretrici dello sperma, una prostatite (infiammazione della prostata), un carcinoma prostatico, una disfunzione erettile o addirittura la presenza di anticorpi antispermatozoi.
C’è una qualche sintomatologia che può fare intuire dell’infertilità maschile?
Nella maggior parte dei casi, l’infertilità maschile è del tutto asintomatica.
A parte casi eclatanti di infertilità secondaria, ad esempio dovuta a carcinoma del testicolo oppure ad interventi urologici di un certo rilievo, quasi tutti i pazienti scoprono di non essere fertili in seguito al mancato concepimento con la loro partner.
A volte, proprio le indagini sull’infertilità maschile fanno emergere condizioni patologiche ignorate nel tempo, come ad esempio il varicocele.
Come si diagnostica l’infertilità maschile?
La diagnosi dell’infertilità maschile non è agevole, perché molte possono esserne le cause, e richiede un Medico Andrologo di comprovata esperienza e di grande intuito.
Tutto comincia dalla visita andrologica, a cui grande importanza è data all’anamnesi e alla raccolta dei dati della storia clinica del paziente: a volte è proprio in essi che vi può essere la radice del problema, che mette sulla giusta strada diagnostica il Medico.
La visita andrologica che segue l’anamnesi è tesa a valutare lo stato di salute generale del paziente e la funzionalità dell’apparato uro-genitale, anche provvedendo ad esami strumentali specifici, come ad esempio un’ecografia o un EcoColorDoppler testicolare (utile, ad esempio, a stabilire la presenza di un varicocele).
Sempre durante la visita, può essere utile, oltre che valutazione morfologica dei genitali, anche un’ispezione rettale, per valutare lo stato della prostata.
L’esame di laboratorio di riferimento per valutare la composizione del liquido seminale e l’effettivo stato degli spermatozoi prodotti dal paziente è lo spermiogramma.
Con tale esame, indispensabile per avere un quadro preciso della situazione spermatica del paziente, viene analizzato il liquido seminale sia a livello chimico che visivo, e vengono anche valutati gli spermatozoi al microscopio.
Nello specifico, viene valutata la loro morfologia, per sapere se sono ben conformati o meno, la loro mobilità, la loro vitalità.
Questo esame è davvero importante per stabilire l’origine dell’infertilità, poiché molti casi della stessa sono dati dalla produzione di spermatozoi già inerti (morti), poco mobili, malformati o in numero insufficiente per avere chance concrete di fecondazione.
Spesso allo spermiogramma è associato anche un esame ormonale, per valutare il livello di testosterone (libero e totale) del paziente, confutando o meno il possibile sospetto di ipogonadismo.
Gli esami di laboratorio si concludono con un test genetico del DNA del paziente, in particolare della sua dotazione cromosomica, indispensabile per stabilire se vi siano particolari mutazioni genetiche che potrebbero causare un’infertilità primitiva, come ad esempio:
- Una qualche anomalia nel numero dei cromosomi sessuali;
- Delle anomalie specifiche del cromosoma maschile Y;
- Alcune mutazioni genetiche particolari, come ad esempio la fibrosi cistica
Una volta pronti tutti questi esami, è compito del Medico Andrologo analizzarli in maniera razionale, tentando di dare una spiegazione dell’infertilità del paziente.
Sebbene la diagnostica strumentale e di laboratorio sia quindi di fondamentale importanza per far luce sulla causa reale dell’infertilità maschile, a volte non è comunque possibile risalire con certezza alla radice del problema.
In questi casi, quando cioè nessun esame riesce a dare una spiegazione all’infertilità, si parla di infertilità idiopatica, cioè senza una motivazione fisiologica nota.
Questi casi, purtroppo, sono ancora una percentuale importante di tutti i casi noti di infertilità maschile: circa il 30%.
Sapersi fertili ed in buona salute e condizione sessuale è, per un uomo, un concetto di estrema importanza.
Naturalmente, il maschio di ogni specie tiene molto alla sua capacità riproduttiva, poiché in essa stessa è presente lo scopo fisiologico della sua esistenza.
Sebbene l'Homo Sapiens sia un mammifero estremamente evoluto, che ha creato complesse e ramificate regole sociali nel corso dei millenni d'evoluzione e di antropologia, la buona salute riproduttiva è ancora un valore importante per gli uomini.
Ecco perché è importante, nel caso si vogliano avere figli ma non vi si riesca, capire l'esatta causa dell'infertilità, ed atturare poi tutte le terapie idonee per porvi rimedio.
C’è una terapia per l’infertilità maschile?
La terapia per l’infertilità maschile è la risoluzione della causa che la genera, se nota.
Nei casi in cui non è possibile stabilire con certezza una causa nota, la terapia è empirica, e mira sostanzialmente a stimolare il fisico stesso del paziente mettendolo nelle migliori condizioni per produrre spermatozoi di qualità.
Quando invece vi è la certezza della causa d’origine, la terapia può essere molto più efficace, poiché mirata.
I casi di ipogonadismo ipogonadotropo, statisticamente rari ma comunque possibili, possono essere risolti con una terapia ormonale, somministrata sotto stretto controllo medico, che mira a ripristinare la giusta produzione spermatica.
Qualora l’infertilità fosse causata dalla presenza di un varicocele, è indispensabile correggere chirurgicamente lo stesso, con un piccolo intervento ambulatoriale mini-invasivo che, se ben eseguito, solitamente riporta i testicoli ad una buona produzione di spermatozoi in pochi mesi dall’operazione.
La produzione di spermatozoi a bassa mobilità - quindi, troppo lenti - può essere trattata con la somministrazione di antiossidanti come le vitamine C e E, nonché con l’uso di carnitina, di acetilcarnitina, di glutatione, del coenzima Q10 e dell’astaxantina.
I casi gravi di infertilità dovuti ad una mobilità degli spermatozoi pressoché assente, refrattaria alla cura rinvigorente, oppure dove l’espulsione degli stessi durante il coito non sia di sufficiente pressione possono essere risolti ricorrendo alla procedura FIVET o ICSI.
Nella FIVET, gli spermatozoi e gli ovuli prelevati dalla donna vengono combinati in vitro e l’embrione ottenuto è impiantato nell’utero della donna.
In alternativa alla FIVET si può optare per l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI): una tecnica avanzata eseguita al microscopio, dove lo spermatozoo è singolarmente iniettato nell’ovulo femminile.
Nei pazienti con ormai totale assenza di spermatozoi nell’eiaculato, condizione nota come azoospermia, è ancora possibile provvedere alla fecondazione con il metodo TESE.
Con questa tecnica si possono prelevare gli spermatozoi direttamente dal testicoli, per mezzo di un’operazione di micro-chirurgia, per poi impiantarli direttamente nell’ovulo della compagna.
Qual è il Medico che può diagnosticare e risolvere l’infertilità maschile?
il medico andrologo è lo specialista sanitario che può diagnosticare e curare l'infertilità maschile
Il Medico specialista dei problemi uro-genitali è il Medico Urologo, cioè un Medico specialista in Urologia.
Il Medico Urologo perfezionato proprio nell’infertilità maschile è il Medico Andrologo, ed è dunque a lui che bisognerebbe rivolgersi in caso ci si accorgesse di non riuscire a fecondare una donna.
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Nessun articolo è stato scritto, anche parzialmente, da un'intelligenza artificiale generativa.
Quindi ricorda che...
- L’infertilità maschile è una condizione patologica che non permette ad un uomo di fecondare una donna fertile;
- L’infertilità maschile rappresenta circa il 20% di tutti i casi d’infertilità, ma è corresponsabile del 50%, assieme all’infertilità femminile, dell’infertilità di coppia;
- La medicina moderna riesce a stabilire la causa dell’infertilità di coppia nella maggior parte dei casi, tuttavia un 30% delle situazioni rimane senza una motivazione certa, ed in questi casi si parla di infertilità maschile idiopatica;
- Vi possono essere numerose cause responsabili dell’infertilità maschile, e non sempre sono ascrivibili ad un problema testicolare;
- L’infertilità maschile pre-testicolare è causata da un errato comando ormonale proveniente dal sistema nervoso centrale, ma è la forma statisticamente più rara d’infertilità maschile;
- L’infertilità maschile testicolare è causata da una produzione non idonea di spermatozoi, che possono essere malformati, poco mobili, poco veloci oppure prodotti già morti;
- In alcuni casi, decisamente rari, vi può essere una completa aspermia, cioè la mancanza totale di spermatozoi nel liquido seminale;
- Il varicocele è una varice di una vena testicolare che può aumentare di molto la temperatura del testicolo, provocando dunque infertilità;
- La diagnosi dell’esatta causa della sterilità maschile è fondamentale per approntare un’efficace cura della stessa;
- Il medico specialista per l’infertilità maschile è il medico andrologo
Nota deontologica
L'Andrologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.
Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Andrologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.
Come branca della Medicina, l'Andrologia è estensione naturale dell'Urologia, cioè la specialistica che studia e cura tutte le patologie del tratto uro-genitale umano, con una mirata predilezione per le affezioni squisitamente maschili.
Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Andrologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale sulle patologie prettamente maschili.
Il Dott. Massimo Capone, iscritto all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Trieste, tiene dunque a precisare che egli è un Medico Chirurgo Specialista in Urologia, e perfezionato poi Andrologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.
Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dal Dott. Massimo Capone il giorno:
martedì 30 luglio, 2024
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Sin dal suo percorso accademico, il Dottore si è focalizzato sulle problematiche relative alla sessualità maschile, sulla chirurgia plastica e ricostruttiva dei genitali maschili, sulla chirurgia protesica del pene nonché sui disturbi della fertilità.
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